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NONNO GELO

 

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 Una matrigna aveva una figliastra e una figlia. Qualsiasi cosa facesse la figlia, la accarezzavano:

“Che intelligente!”. La figliastra, qualsiasi cosa buona facesse, non andava mai bene, non doveva fare così, era tutto brutto. E invece bisogna dirlo: la ragazza era oro, aveva le mani come il formaggio nel burro. Ma la madre ogni giorno si bagnava di lacrime. Il vento prima soffia, poi tace. Ma la vecchia donna prima s'infuria, però non si calma subito, pensa sempre a qualche dispetto. Cosi la matrigna pensò di scacciare la figliastra da casa: “Portala, portala, vecchio, dove vuoi, purché i miei occhi non la vedano, e le mie orecchie non sentano più parlare di lei; ma non portarla dai parenti, in una casa calda, ma portala nel campo, nel gelo scricchiolante!”. Il vecchio si rattristò, per un poco, pianse, per un poco, ma poi mise la ragazza sulla slitta, voleva coprirla con una coperta, ma ebbe paura. Portò la sventurata senza casa in un campo aperto, la scaricò su un cumulo di neve, le fece il segno della croce, e in fretta tornò a casa, per non assistere alla morte della figlia.

  La poverina rimase sola, trema e dice una muta preghiera. Arriva il Gelo; saltella, fa dei salti, e osserva la bella ragazza: “Ragazza, ragazza! Io sono Gelo Naso-rosso!”. “Salute a te, Gelo. Si capisce che Dio ti ha mandato per la mia anima peccatrice:” Gelo voleva colpirla e assiderarla; ma ammirò le sue parole sagge, provò compassione! Le buttò una pelliccia. Lei l'indossò, si strofinò i piedi, si mette a sedere. Viene di nuovo Gelo Naso-rosso, saltella, balla, guarda la bella ragazza: “Ragazza, ragazza, io sono Gelo Naso-rosso!”. “Salute a te, Gelo. Si capisce che Dio ti ha mandato per la mia anima peccatrice.” Gelo sembrò non essere proprio in sé: portò alla bella ragazza un grande baule, pieno di ogni sorta di regali. Lei si sedette, nella sua pelliccia, sul baule, così allegra, così bellina! Arriva di nuovo Gelo Naso-rosso, saltella, balla, e guarda la bella ragazza. Lei lo accolse con un saluto, e lui le regalò un vestito cucito d'oro e d'argento. Lei l'indossò e fu una vera bellezza, una vera eleganza! Siede e canta.

  La matrigna prepara la veglia funebre per lei, cuoce le frittelle. “Va', vecchio, porta a seppellire la tua figlia:” Il vecchio andò. E il cane sotto il tavolo: “Bau, bau! Adesso portano la figlia del vecchio tutta vestita d'oro e d'argento, ma la figlia della vecchia i fidanzati non la prenderanno!”. “Taci, stupido cane. Eccoti una frittella, e dì: I fidanzati prenderanno la figlia della vecchia, e della figlia del vecchio porteranno solo gli ossicini!” Il cane si mangiò la frittella, ma disse di nuovo: “Bau, bau. Portano la figlia del vecchio tutta vestita d'oro e d'argento, ma la figlia della vecchia i fidanzati non la prenderanno!”. La vecchia diede al cane le frittelle e lo picchiava, ma lui, sempre: “Portano la figlia del vecchio vestita d'oro e d'argento, ma i fidanzati non prenderanno la figlia della vecchia!”

  Il portone scricchiolò, si aprì la porta della capanna, portano un alto e pesante baule, entra la figliastra, tutta risplendente come una vera signora! La matrigna la guardò e allarga le braccia! “Vecchio, vecchio, attacca altri cavalli, e porta presto mia figlia! Mettila nello stesso campo, nello stesso posto!” Il vecchio portò la figliastra nello stesso campo, nello stesso posto, e depose la ragazza. Arrivò Gelo Naso-rosso, guardò la sua ospite, saltellò e ballò, ma buone parole non le ebbe. Allora si arrabbiò, l'afferrò e la uccise. “Vecchio, va', portami la mia ragazza, attacca cavalli selvatici, non far affondare la slitta, non perdere il baule!” E il cane, sotto il tavolo: “Bau, bau! I fidanzati prenderanno la figlia del vecchio, ma porteranno in un sacco gli ossicini della figlia della vecchia!”. “Non mentire! Eccoti una torta. Di': porteranno la figlia della vecchia vestita d'oro e d'argento!” Si aprì il portone, la vecchia corse incontro alla figlia, ma invece di lei abbracciò un corpo freddo. Pianse, gridò, ma era troppo tardi.