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Racconti di terre lontane 2007 - laboratori interculturali estivi

 

INTRODUZIONE

Si conclude anche la V edizione di “Racconti di terre lontane” organizzato dal C.R.E.M.I. del Comune di Fano in nome dell’intercultura o, in altre parole, della lontananza di popoli e terre che diventa vicinanza attraverso conoscenza, rispetto e apprezzamento di ogni diversità, ricchezza individuale e collettiva.
Si collezionano CD musicali di terre lontane, foto di viaggi in terre lontane, ma spesso si ignorano e non si rispettano mentalità e culture lontane dalla propria.
In nome di tutto questo i sei incontri annuali di “Racconti di terre lontane” come occasione di socializzazione tra i bambini italiani e stranieri presenti, ai quali vengono presentati giochi, ritmi, musiche ed immagini di diversi stati e continenti. Momento di incontro di individualità che come tali sono comunque sempre diverse le une dalle altre. E’ infatti difficile trovare un bambino o un adulto uguale ad un altro, non solo in Paesi diversi, ma anche all’interno dello stesso condominio.
Questi laboratori si propongono dunque come opportunità di scambio collettivo al di fuori dei punti convenzionali di incontro per i bambini. Momenti di raccoglimento dove gioco e cultura siano in simbiosi, in uno spazio finalizzato all’allargamento dei confini mentali del singolo.
Tutto questo viene realizzato passando attraverso i ritmi caldi delle percussioni e la ricerca della parola musicata, che rimanda al sapore magico di nenie che accomunano i ricordi infantili in ogni dove del mondo. E ancora attraverso oggetti e immagini che trasportano l’immaginazione in terre lontane, dove altri bambini e altri giochi a ben guardare tanto diversi poi non sono. Nel momento infatti in cui si promuove la conoscenza reciproca delle diversità si mira ad oltrepassare l’idea astratta di razza e di confine: per assurdo ognuno potrebbe trovare affinità e similitudini con un altro individuo all’opposto capo del mondo. E l’altro non sarà più allora solo IL giapponese, L’indiano, IL marocchino ma singola esperienza in un mondo allargato, dove ognuno possa portare ed acquistare qualcosa in più.
 

LA MUSICA

Il gioco

La musica sta nel canto di molti popoli. Ritmo e musica. Ma sta anche nelle immagini, nelle ritualità di quel popolo. Musica e gioco, che vivono in simbiosi nelle tradizioni secolari di culture diverse, di “terre lontane”, avvicinate da modalità simili nell’affrontare il momento ludico, lo scandire del quotidiano e la vita in genere che anche la musica racconta. I bimbi sono tutti seduti a terra. Parte una canzone abbinata ad un gioco che si fa in Brasile. “Qualcuno conosce il brasiliano?” dice Giorgio per dare avvio al primo degli incontri di “Racconti di Terre Lontane”.
Al ritmo i bambini incrociano le mani sulle ginocchia, alternandole. Quando, dopo alcune difficoltà, il gioco è stato assimilato, lo stesso ritmo accompagna il passare di ogni strumento che ha in dotazione ogni bambino, dalle sue alle mani di un altro, che a sua volta consegna lo strumento che aveva in mano al bambino al lato: una catena di consegne a ritmo.
Trattandosi di un gioco non può mancare l’eliminazione di chi sbaglia, basilare per mantenere la concentrazione. Normali dinamiche del gioco, familiari ad ogni bambino, con l’importanza delle regole che nessuno può dimenticare nella crescita.
 

Il cerchio

Il cerchio che formano i bambini, in una visione aerea, è scomposto da tante braccia che si “chiudono e aprono”nel movimento ripetitivo e ritmato del “prendere e dare” uno strumento. Incrocio di strumenti.
Il cerchio poi si modifica, con coppie di bambini spalle a spalle, dove gli strumenti si spostano allo stesso ritmo rimanendo nell’orbita della coppia, intorno alla quale girano impazziti.
Il cerchio poi si divide in due e al centro “Giorgio-Direttore Di Musica” dà il via al battito di uno degli strumenti più antichi dell’uomo: le mani, che si scontrano prima senza e poi con la musica.
E’ un gioco di squadra dove non si può sbagliare. Attenzione, coordinazione e ritmo.
Poi di nuovo battiti al segno del direttore ma realizzati con gli strumenti a percussione.
Il gesto di Giorgio si modifica a volte per indicare un suono “vibrato” e allora gli strumenti “rumoreggiano” dolcemente accarezzati.
Stanchi di girare, gli strumenti pretendono infine che a muoversi siano i bambini, e se ne stanno fermi in cerchio, ognuno davanti ad una sedia, in attesa che i bambini si spostino da una sedia all’altra e focalizzino su di loro l’interesse. Ordinati e pazienti, aspettano il segnale di Giorgio che dia il via al bambino affinché inizi la “percussione”sullo strumento che ha di fronte, tirandone fuori la sua “voce”.
Il direttore di musica accompagna con la percussione più idonea il ritmo che ogni singolo improvvisa con il suo strumento. Nascono belle armonie, alla ricerca di quella più “ballosa” che premierà il bambino con la possibilità di suonare lo strumento più grosso della stanza. Potere e potenza del suono.
Fatto il giro si cambia sedia e quindi strumento. I partecipanti si muovono come lancette dell’orologio alla ricerca della postazione successiva.

 Apri e chiudi gli occhi

”Vi ricordate la musica brasiliana abbinata al gioco?” dice Giorgio “Vi ricordate l’apri e chiudi delle braccia? Bene, quel suono in un paese lontano, serviva anticamente per insegnare ai bambini ad aprire e chiudere gli occhi, e la musica era accompagnata dal battito delle mani. Ma vediamo chi indovina almeno tre parole di questa canzone nella lingua del Brasile”.
Il silenzio fa spazio all’ascolto. Poi i bambini insieme a Giorgio riprendono il ritmo con il battito delle mani.
“Ricordate, se alzo un dito è un colpo, se ne alzo due sono due colpi”. E il gioco continua.

 LA PAROLA MUSICATA

La conoscenza passa per una canzone

Un pupazzo disegnato alla lavagna attorniato da saluti scritti accoglie i bambini che entrando si siedono in semicerchio.
Ma
sulla lavagna c’è scritto anche qualcos’altro. E’ una canzone incompleta in cerca di parole:

  • “Ciao ciao a tutti i bambini

  • un ciao a tutti quelli più …(-GRANDI- suggerisce Gabriele)

  • un ciao ai più …(-PICCOLINI!!!- gridano in coro i bambini)”

Con le nuove parole la canzone viene ripetuta piano, urlando, cantata con il naso. Ad un certo punto continua con “Ciao” e tra un ciao e l’altro ognuno, secondo l’ordine del cerchio, dice il suo nome. Poi si ricomincia con il ritornello, accompagnato da battiti di mano, poi cantato con la voce “tutta dentro”. Si riprende con il secondo gruppo di nomi, per tornare al ritornello fino al saluto finale.
Se anche gli adulti riuscissero a presentarsi cantando forse cambierebbe qualcosa, o forse no.
 

“Terre lontane”

Gabriele chiede: “Cosa vuol dire terre lontane?L’Africa è una terra lontana? E il polo nord?”.
Un bambino domanda se “Fenile” è una terra lontana.
Se ci pensate una terra può essere per noi lontana anche perché si fanno giochi diversi dai nostri”.
Gabriele continua, con voce bassa, curiosa e misteriosa: “Secondo voi quando si fa un gioco ci vengono in mente terre lontane? Provate a chiudere gli occhi. Se vi dico ad esempio nascondino o palla prigioniera quale è la prima cosa che vi viene in mente? Magari qualche ricordo.”
Un bambino menziona un giardino, un altro parla di domenica dalla nonna, un altro ancora ricorda la scuola. Non sono terre così lontane, ma sono momenti che comunque evocano emozioni.
Alla “parola magica” 1,2,3…stella si apre il mondo delle conte e delle filastrocche, che caratterizzano terre vicine e lontane. Con un po’ di sforzo di memoria vengono fuori diverse conte , tra cui una araba. Queste vengono scritte alla lavagna.
“Ditemi quattro parole con la P e quattro con la C” chiede Gabriele, che scrive in rosso le risposte ad un lato della lavagna.
“Ora ditemi la cosa più bella che provate quando giocate” Gabriele trascrive la risposte questa volta in blu.
Da qui una canzone, uno scioglilingua che diventa anche un gioco.
Le parti rosse cantate velocemente, quelle blu cantate solo da “Quelli che non mangiano le cipolle, quelli che non hanno mai fatto un viaggio lontano”. Poi cantano solo quelli che “quando giocano sono felici. Ora solo quelli che quando vanno al mare non sanno nuotare”.
Si cantano le parti rosse, poi le blu, di nuovo le rosse, secondo le direttive di Gabriele. Ne nasce un cocktail perfetto solo quando anche le conte scritte diventano parte del testo. Tutto verrà poi registrato, dopo prove e prove.
Intanto i bambini possono rilassarsi con giochi “di terre lontane” usando conte della Tanzania, un gioco del Marocco e una difficilissima “piazzola” albanese, da eseguire su un solo piede. 

UN VIAGGIO NEL NORD EUROPA

La sorpresa

Una fila di sedie, un mappamondo e due scatole.
Su una c’è scritto “knikkerspel” e sull’altra “Per i bambini di Casa Cecchi. Mittente: Olanda”. Chiede Stefania: “Conoscete una signora che si chiama Olanda che può avervi spedito questi pacchi?”.

Pausa.

Ma non è una Signora! Olanda è un paese! Dove si trova?” chiede Stefania che subito porta in primo piano il mappamondo che i bimbi a turno sbirciano. 

Alla scoperta: scatola 1

Nella scatola “Olanda” ci sono delle foto: i mulini di Rotterdam, “il più grosso porto del mondo, dove S. Nicola arriva con la barca portando i regali come da noi Babbo Natale”, i tulipani e i pattini. Ma i pattini non sono in foto. Sono veri, antichi pattini in legno da usare sul ghiaccio.
La scatola è un pozzo senza fondo: ne esce anche uno strano oggetto di legno con una specie di “fazzoletti strani”. In Olanda per tradizione non si beve il nostro “espresso”, ma un caffè lungo dove l’acqua calda passa attraverso dei filtri. Un po’ il principio del nostro tè.
Frugando ancora si trova un CD, che contiene anche la musica che cantano in Olanda bambini al loro compleanno. Stefania la inizia a cantare, seguita da alcuni presenti, anche perché dopo pochi giorni sarebbe stato effettivamente il compleanno di uno di loro.

Un “tanti auguri a te” eco di una terra per noi lontana.

Alla scoperta: scatola 2

Stefania spiega che in olandese “Knikkerspel”, scritto a caratteri cubitali sul coperchio della scatola, significa “Il gioco delle biglie”. Se si pronuncia quel nome in un negozio di giocattoli il venditore presenta una scatola di legno per giocare alle biglie (in Olanda fanno tutto di legno, anche gli zoccoli). In quel Paese funziona che tutti i bambini hanno le biglie in casa. Ognuno va a casa dell’altro portando le sue e giocando ne può perdere alcune e guadagnarne delle altre. Nella scatola ci sono infatti delle porticine con sopra scritti dei numeri. Se durante la gara un tiratore riesce a mandare la sua biglia nella porta con scritto sopra ad esempio il numero quattro, l’altro bambino è costretto a dargli quattro delle sue biglie. E viceversa. E così una borsetta piene di biglie può tornare a casa vuota o strapiena. Un po’ di abilità. Un po’ di fortuna.  

Le squadre

Stefania ha tre “Knikkerspel” costruiti artigianalmente per tre corrispettive squadre: ciliegia, fragola e banana. Ad ogni bambino vengono consegnante alcune biglie che qui non si cedono agli altri come in Olanda. Si segna infatti solo il punteggio che rivelerà la squadra vincitrice finale.
Il tutto accompagnato da una tipica musica olandese suonata con l’organetto, la quale porta Casa Cecchi nel clima di un antico luna-park.
Ogni squadra esegue tanti tiri quanti sono i giocatori, si segnano i punti totali raggiunti e si passa a vedere cosa farà un’altra squadra.

 La costruzione

Il gioco delle biglie può essere anche costruito con scatole delle scarpe, decorato a piacere e diventare così “speciale”. I bambini, assieme a Stefania definiscono perché:

  • perché non esiste nei negozi così personalizzato

  • perché nessuno lo conosce

  • perché è magico

  •  perché lo possono costruire i bambini.

Carte adesive, colorate, argentate e dorate rendono ancora più preziosa la scatola. Forbici e pennarelli sono a disposizione. La fantasia non manca.

 Il regalo

Ora i bambini hanno il contenitore, ma per continuare a giocare a casa con fratelli ed amici hanno bisogno delle biglie. Tutte quelle utilizzate negli incontri vengono distribuite in tante scatoline colorate quante sono i bimbi presenti.
Tutti in fila i bambini assistono alla “confezione” del loro regalo. Ad accompagnare questo momento le note tradizionali dell’organetto.
Le scatole vengono chiuse. A chi capiteranno?
Il numero delle biglie è lo stesso ma i colori e le sfumature sono diversi. Si tratta di una vera premiazione dove ogni scatola costruita viene mostrata, esaminata ed apprezzata.
Si meriteranno tutti il dono? Naturale, sono tutti giochi bellissimi, ognuno è diverso dall’altro.
In nome del valore della diversità ogni bambino, dopo aver presentato il suo lavoro, viene premiato con una scatolina chiusa contenete le biglie.
E’ il momento di controllare quali sono toccate in sorte ad ognuno.
Poi i saluti di congedo.
Senti qui la canzone.